Giambettino Cignaroli (?),
Saverio dalla Rosa (?) o forse entrambi in collaborazione.
Olio su tela eseguito a Verona il 6-7 gennaio 1770, probabilmente con aggiunte più tarde. Collezione privata.
Leopold descrisse in parte l`origine e l`esecuzione di questo ritratto - commissionato da Pietro Lugiati - nella lettera (
152 ) scritta da Verona a sua moglie il 7 gennaio 1770. La
Gazzetta di Mantova del 12 gennaio pubblicò
una recensione - datata 9 gennaio - del concerto dato da Wolfgang a Verona il 5, e nella quale si citava il ritratto: `. . . sì in questa, che in altre occasioni, esposto a` più ardui cimenti, gli ha tutti superati con indicibil valore, e quindi con universale ammirazione specialmente de` Dilettanti; tra` quali i Signori Lugiati, che, dopo aver goduti, e fatti ad altri godere più saggi maravigliosi dell`abilità di tal giovine, hanno infino voluto farlo ritrarre in tela al naturale, per serbarne eterna memoria` (
MDB, p. 105)
.1 Lugiati stesso, in una lettera indirizzata alla madre di Wolfgang il 22 aprile 1770 (
lettera 178 ), ricorda di aver fatto eseguire il ritratto.
Meno chiara è la sorte del ritratto dopo la morte di Lugiati nel 1788. Bauer-Deutsch (
MBA, IV, p. 224) lo include fra i ritratti a cui si riferisce
Constanze Mozart in una lettera a
Breitkopf & Härtel del 30 gennaio 1799 - «Sono a conoscenza dell`esistenza di due ritratti di mio marito eseguiti
en face...» - nonostante non ci siano documenti che confermino questa ipotesi; anzi, il fatto che il quadro sia verosimilmente rimasto in mani private a Verona e che sia rimasto sconosciuto per circa ottant`ann
i2 prima di essere reso pubblico, sembra contrastarla.
L`identità dell`artista è incerta. Si era tradizionalmente ipotizzato che si trattasse di Giambettino Cignaroli, il più importante pittore veronese del settecento
,3 principalmente perché è il solo pittore citato da Leopold negli Appunti di viaggio da Verona: `Sgr: Cignarolli Pittore` (
MBA, V, p. 220). Raffaello Brenzoni, tuttavia, suggerisce invece che possa essere stato eseguito dal nipote di Cignaroli Saverio Dalla Rosa, non solo per ragioni stilistiche, ma anche perché non è citato nel dettagliato elenco dei dipinti di Cignaroli inclusi nelle
Memorie della vita di Giambettino Cignaroli di Ippolito Bevilacqua, che descrive nello specifico cinque quadri posseduti da Lugiati
.4 Lo strumento ritratto nel quadro è un clavicembalo a tastiera singola di Giovanni Celestini (attivo dal
1587 al 1610), un costruttore di strumenti veneziano del Cinquecento (l`iscrizione recita: `Joannis Celestini Veneti MDLXIII`); è probabile che fosse fra gli strumenti di casa Lugiat
i5, anche se è altrettanto probabile che non si trattasse dello strumento per cui era stato scritto il pezzo sul leggìo - il
Molto Allegro K72a. Daniel Heartz sottolinea come l`estensione dello strumento sembri andare fino al do alto (almeno secondo quanto è visibile nel dipinto), mentre il Molto Allegro sale al do diesis e al re
.6 Non è nemmeno chiaro chi sia l`autore della musica: quanto si vede del manoscritto non include nessuna attribuzione. La cosa non sembrò costituire un problema per i primi studiosi del quadro: Sonnleither e Vogel notano solo la presenza di un brano di musica sul leggìo, senza occuparsi di chi può averlo scritto, mentre Wurzbach non lo cita nemmeno; Jahn dice solamente che il brano «può essere stato di qualche interesse relativo a Verona.
»7 Il primo ad attribuire l`opera a Mozart fu Alfred Einstein, nella sua revisione del 1937 del catalogo Köchel. L`attribuzione di Einstein fu condivisa da Deutsch
,8 ma non da studiosi successivi, o perlomeno non concordemente. Heartz fu il primo a ipotizzare che il brano possa non essere di Mozart ma di qualcun`altro, ampiamente seguito in questo da Wolfgang Plath, che ne curò l`edizione per la
Neue Mozart-Ausgabe.9 Secondo Heartz e Plath, lo stile sarebbe atipico per Mozart
,10 e Heartz ipotizza che possa essere opera di Baldassare Galuppi.
Tuttavia, due caratteristiche del quadro suggeriscono una relazione stretta fra il Molto Allegro e Mozart. La prima è che il pittore è stato chiaramente molto accurato nell`includere una versione leggibile dell`intero pezzo, nonostante il lato destro del manoscritto sia tagliato fuori dallo spigolo del quadro e della cornice: mentre «nella realtà» una parte della musica dovrebbe risultarne perduta, il dipinto è stato concepito in modo che la musica si distribuisca nello spazio disponibile senza perdita di testo
.11 In secondo luogo, la scrittura manoscritta è atipica per l`Italia del tempo, e ricorda più da vicino la scrittura di Mozart. Questo potrebbe anche spiegare perché non esiste nessun autografo del K72a: è improbabile che un lavoro di questo livello di dettaglio possa essere stato completato nei soli due brevi momenti in cui Mozart posò il 6 e 7 gennaio. È quindi plausibile che il manoscritto sia stato lasciato a disposizione dell`artista perché potesse completare il lavoro. Del resto, non sarebbe stata la prima volta che i Mozart lasciavano sul cammino della musica autografa o la donavano a un protettore: a Londra, Leopold fece dono del motetto «
God is our Refuge», K20 al
British Museum.
Nonostante i già citati dettagli incoraggino a ritenere che il K72a sia opera di Mozart, non se ne ha comunque la certezza; già in altre occasioni Mozart aveva copiato opere di altri compositori senza riportare i loro nomi nel manoscritto, inclusi a solo titolo di esempio il salmo «
De profundis clamavi» K93 (K6 Anh. A22) di Georg Reutter, e la
Missa super cantum gregorianum K44 (K6 73u), di Johann Stadlmayr
.12 L`iscrizione sul dipinto è del poeta ed erudito veronese Giuseppe Torelli (1721-1781), pronipote del compositore Giuseppe Torelli (1658-1709):
AMEDEO VOLFANGO MOZARTO SALISBVRGENSI
PVERO DVODENNI
IN ARTE MVSICA LAVDEM OMNEM FINDEMQ. PRAETERGRESSO
EOQ. NOMINE GALLORVM ANGLORUMQ. REGIBVS CARO
PETRVS LVIATVS HOSPITI SVAVISSIMO
EFFIGIEM IN DOMESTICO ODEO P[ONENDAM] C[RAVIT]
Bibl.:
Vogel, «Mozart-Portraits»;
Deutsch, «Mozart Portraits»;
Heartz, The Verona Portrait of Mozart and the Molto Allegro in G (KV 72a);
Botteri Ottaviani, «In posa a Verona. Due ritratti di Giambettino e Giandomenico Cignaroli»;
Botteri Ottaviani, «Ritratto di Wolfgang Amadeus Mozart 1769-1770: Giambettino Cignaroli? (Verona 1706-1770)»;
Eisen, «Notes on the Verona portrait of Mozart and the Molto Allegro K72a».