115. CHRISTIAN FÜRCHTEGOTT GELLERT A LEOPOLD MOZART, SALISBURGO 1
Dovrei essere molto insensibile per non sentirmi toccato dalla straordinaria gentilezza di cui Lei mi onora; e sarei il più ingrato degli uomini, se avessi potuto leggere la Sua lettera tanto amichevole senza provare gratitudine. No, mio stimatissimo signore, accolgo il Suo affetto e la Sua amicizia con la stessa schiettezza con cui Lei me li offre, e non solo li accolgo, ma Glieli chiedo e intendo sforzarmi di meritarmeli assai più di quanto io forse non li abbia ancor meritati. Divento sovente inquieto quando vedo che i miei scritti mi procurano il plauso di tante persone onorate; giacché questa è una gioia che voglio non solo conseguire, ma anche serbare; e per questo sono necessari meriti maggiori dei miei. - Lei dunque, pregiatissimo Signore, legge volentieri i miei scritti e sprona anche i suoi amici a farlo? Una gratificazione simile, Le dico sinceramente, non l`avrei mai attesa dal luogo donde la ricevo, senza peccare di vanagloria. Quanto sono fortunato di poter credere ch`io contribuisca un poco alla preservazione del gusto e dei buoni costumi anche al di fuori della mia Patria! Anche Il Cristiano, uno dei miei ultimi racconti, ha ottenuto la Sua approvazione? A questa domanda mi risponderei quasi di sì. Il suo contenuto, il nobile Suo carattere, che Lei senza sapere mi ha rivelato nella Sua lettera, e l`onestà del mio intento mi sembrano consentire questo sì. -
Discorrerei con Lei più a lungo se non mi accingessi a partire per Karlsbad dove mi chiama la più patetica delle malattie, intendo dire l`ipocondria. Voglia Iddio farmi ritornare da questo luogo più sano di quel che sono nel recarmivi, da questo luogo, dico, che Egli ha già benedetto per tante migliaia di malati, e dove nel corso dell`anno io già tanto pregai in lacrime e serenità di spirito! Ma forse chiedo troppo, forse anzi chiedo cosa che per me non sarebbe bene. Frattanto, stimatissimo Signore, mi accompagni con i Suoi auguri. Se potrò, qui a Lipsia, servirla in qualsivoglia maniera: Le dimostrerò ch`io non sono indegno della fiducia che ripone in me. I miei migliori omaggi a tutti i Suoi amici, se sono Suoi pari (e come avrebbe Lei amici, che non Le somigliassero?); a Lei ancora una volta i miei ringraziamenti per la bella lettera, eloquente e ricca di sentimento, con cui mi ha allietato, e sono con profondissima stima
[Lipsia, fra il 1754 e il 1766]
Illustrissimo e pregiatissimo Signore, Dovrei essere molto insensibile per non sentirmi toccato dalla straordinaria gentilezza di cui Lei mi onora; e sarei il più ingrato degli uomini, se avessi potuto leggere la Sua lettera tanto amichevole senza provare gratitudine. No, mio stimatissimo signore, accolgo il Suo affetto e la Sua amicizia con la stessa schiettezza con cui Lei me li offre, e non solo li accolgo, ma Glieli chiedo e intendo sforzarmi di meritarmeli assai più di quanto io forse non li abbia ancor meritati. Divento sovente inquieto quando vedo che i miei scritti mi procurano il plauso di tante persone onorate; giacché questa è una gioia che voglio non solo conseguire, ma anche serbare; e per questo sono necessari meriti maggiori dei miei. - Lei dunque, pregiatissimo Signore, legge volentieri i miei scritti e sprona anche i suoi amici a farlo? Una gratificazione simile, Le dico sinceramente, non l`avrei mai attesa dal luogo donde la ricevo, senza peccare di vanagloria. Quanto sono fortunato di poter credere ch`io contribuisca un poco alla preservazione del gusto e dei buoni costumi anche al di fuori della mia Patria! Anche Il Cristiano, uno dei miei ultimi racconti, ha ottenuto la Sua approvazione? A questa domanda mi risponderei quasi di sì. Il suo contenuto, il nobile Suo carattere, che Lei senza sapere mi ha rivelato nella Sua lettera, e l`onestà del mio intento mi sembrano consentire questo sì. -
Discorrerei con Lei più a lungo se non mi accingessi a partire per Karlsbad dove mi chiama la più patetica delle malattie, intendo dire l`ipocondria. Voglia Iddio farmi ritornare da questo luogo più sano di quel che sono nel recarmivi, da questo luogo, dico, che Egli ha già benedetto per tante migliaia di malati, e dove nel corso dell`anno io già tanto pregai in lacrime e serenità di spirito! Ma forse chiedo troppo, forse anzi chiedo cosa che per me non sarebbe bene. Frattanto, stimatissimo Signore, mi accompagni con i Suoi auguri. Se potrò, qui a Lipsia, servirla in qualsivoglia maniera: Le dimostrerò ch`io non sono indegno della fiducia che ripone in me. I miei migliori omaggi a tutti i Suoi amici, se sono Suoi pari (e come avrebbe Lei amici, che non Le somigliassero?); a Lei ancora una volta i miei ringraziamenti per la bella lettera, eloquente e ricca di sentimento, con cui mi ha allietato, e sono con profondissima stima
il devotissimo servo
di Vostra Eccell.
Christan Fürchtegott Gellert.
P.S. Il professor Formey di Berlino ha ben tradotto in francese un mio piccolo romanzo, Leben der schwedischen Gräfin [Vita di una contessa svedese], nel caso Lei volesse legger quest`opera.1 Questa lettera è nota solamente grazie a Nissen, Biografia di Wolfgang Amadeus Mozart, pp. 48-49. La data è ipotizzata grazie alle date di pubblicazione in francese del romanzo di Gellert La Comtesse Suedoise ou Memoires de Madame de G*** (Berlino, 1754, ristampato nel 1766), la cui versione originale - Leben der schwedischen Gräfinn von G*** - era stata pubblicata a Lipsia nel 1747-1748. MBA, V, p. 171, suppone che si tratti della risposta di Gellert al ricevimento dell`intonazione di Wolfgang (K Anh. C 8.39-41, C8.33 e C8.42) dei suoi Geistliche Oden und Lieder (Odi e canti sacri, Lipsia, 1757), di cui si presume che avesse regalato una copia a Mozart (si veda la lettera 83 ). La lettera riflette inoltre l`ammirazione di lunga data che Leopold provava per il poeta: nel 1755 aveva infatti ordinato a Lotter, il suo editore di Augusta, delle copie dei suoi Fabeln und Erzählungen (Fiabe e racconti, Lipsia, 1746-1748) e Lehrgedichte und Erzählungen (Poesie didattiche e racconti, Lipsia, 1754) (lettere del 9 giugno e del 28 agosto 1755, si veda MBA, I, pp. 4-5 e 13-15). Non c`è tuttavia una prova chiara che il libro donato a Mozart nel 1764 fosse Geistliche Oden und Lieder, né che i K Anh. C 8.39-41, C8.33 e C8.42, noti solamente grazie a un`edizione pubblicata da Löschenkohl a Vienna nel 1800-1801, siano davvero opera sua. È curioso, inoltre, che Gellert supponga che il suo corrispondente, se davvero si trattava di Leopold, preferisca leggere il suo romanzo nella traduzione francese anziché nell`originale tedesco.
Si prega di utilizzare il seguente riferimento quando viene citato questo sito:
Eisen, Cliff e Rebulla, Patrizia Lettere della famiglia Mozart, lettera 115 <https://www.mozartiana.org> v. 1.107, pubblicato da Il Saggiatore, 2022. Consultato il 12/12/2024.
Eisen, Cliff e Rebulla, Patrizia Lettere della famiglia Mozart, lettera 115 <https://www.mozartiana.org> v. 1.107, pubblicato da Il Saggiatore, 2022. Consultato il 12/12/2024.