Lettere della famiglia Mozart

 67. LEOPOLD MOZART A LORENZ HAGENAUER, SALISBURGO
Bruxelles, 17 oct. 1763
Conclusa il 4. novb.
Monsieur mon tres cher ami,
avrà senza dubbio ricevuto la mia lunghissima lettera da Coblenza.1 A Coblenza noleggiammo un battello privato, partimmo alle 10 e giungemmo a Bonn in serata di buon`ora.2 L`Elettore di Colonia era ancora in Vestfalia. Vedemmo il palazzo o residenza, Poppelsdorff e tutto ciò che c`è da vedere e quindi, passando per Brühl, raggiungemmo con la diligenza postale Colonia, dove arrivammo in serata di buon`ora,3 non prima di aver ammirato, cammin facendo, tutte le bellezze del luogo, come i palazzi di Falkenlust e Brühl, la fagianeria, le casette indiane, la cosiddetta casa a chiocciola etc. Gli oggetti preziosi e le rarità che il defunto elettore Clemens Augustus, tuttora esaltato da tutti i sudditi, ha lasciato in questi luoghi sono straordinari, particolarm. i gioielli, i dipinti, le statue ed ogni sorta di curiosità in fatto d`orologi. Fra l`altro, nella sala da concerto4 - che è grandissima - vi sono tavoli che sembrano fatti del più bel marmo nero, ma che non possono essere di marmo, bensì di una combinazione di pietre, essendovi sovra impresse diverse specie di acqueforti, disposte in modo da far credere che si possano rimuovere;5 mi pare singolare, sì da riferirne a Lei, poiché su codesto tavolo c`era anche quella primordiale donna unna incisa all`acquaforte da Sua Eccellenza il nostro primo maggiordomo,6 e il vederla qui mi procurò un vero piacere. A Colonia, antica città non molto abitata, triste e grandissima, restammo 2 giorni.7 Avemmo l`opportunità di vedere il tesoro della cattedrale con tutte le reliquie,8 però anche qui io, insieme ai miei e a 2 canonici di Bamberga e di Magonza, ebbi occasione di irritarmi alquanto per diverse cose. Il signor custode (uno di quelli che, insieme ai veri canonici, hanno votum activum ma non passivum in capitulo: e di canonici ordinari di tal genere ce ne sono diversi) arrivò dal vespro ubriaco per mostrarci il tesoro etc., il che si chiama: bella vita alla coloniese. Non mi è possibile descriverle il duomo in tutta la bruttezza del suo interno. Vi si vedono 4 scranni uniti da 2 lunghi pezzi di legno tondo o tronchetti, come quelli che da noi si trovano per le strade accanto alle cappelle di campagna. In un angolo sono ammucchiate sedie di paglia che vengono distribuite a pagamento. In mezzo alla chiesa c`è un pulpito orrendo e decrepito, dipinto in color noce, che può essere portato avanti e indietro senza fatica da 2 persone e che si regge su 4 piedi, uno dei quali è un po` rotto, sicché, essendo troppo corto, l`hanno pareggiato con un mattone. Da quel pulpito avrebbe predicato Lutero:9 e si continua tuttora a predicarci. Lì accanto vi sono 2 armadi ugualmente decrepiti, appoggiati a 2 colonne. Gli armadi rischiano di andare a pezzi da un minuto all`altro, le poche formelle ancora rimaste vi sono appoggiate sopra. A ciò si riduce l`intero addobbo della parte posteriore e mediana della chiesa. Il coro è chiuso, e per avvicinarsi all`altar maggiore bisogna passare per alcune cappelle laterali oppure guardare dalla finestra, se si vuol vederlo dal centro. Il salmodiare ricorda più una sinagoga che un canto cristiano: e ai ragazzi che cantano l`antifona si dovrebbe tappar la bocca con qualche - - -. Si stenta a crederlo: non cantano mica, strillano a gola spiegata come monelli di strada matricolati, manco fossero dei forsennati. Mi dica Lei, non sarebbe forse più edificante se la casa di Dio fosse tenuta in uno stato decoroso e pulito, anziché conservare tanti gioielli, oro e argento (di cui sono riccamente incastonate le ossa dei santi) in bauli di ferro, che vengono esibiti solo in cambio di denaro, intantoché il tempio del Signore assomiglia a una stalla per cavalli?
Da Colonia andammo ad Aquisgrana 10 con la diligenza postale. La strada è spaventosa. A Coblenza e in tutto il territorio di Treviri abbiamo dovuto imparare a calcolare in un`altra moneta, non essendovi in uso la nostra moneta imperiale, dovendovisi intendere coi Petermenger,11 e con i cosiddetti kreuzer pesanti e leggeri. A Colonia e a Bonn tutto questo non valeva già più, ivi incominciando l`uso degli Stüber e dei Fettmännchen. Ad Aquisgrana sono subentrati gli Stüber di Aquisgrana, i Busch e Mark, e in generale i talleri imperiali e i patagons, ma anche gli scellini etc.; e a Liegi si sono aggiunti i sous. E qui tutto questo non serve di nuovo a niente, perché bisogna imparare a conoscere altri sous, gli escalins, i fiorini del Brabante e i plaquettes, uno dei quali vale 3 escalins e ½ etc. È indicibile quanto denaro ci si rimetta di qua e di là. E non appena ci si sposta oltre Valenciennes, ecco un ennesimo cambio di denaro, perché qui non accettano altro che louis d`or, talleri e sous francesi: tanto che a volte non sapevo nemmeno come annotare le mie spese. Ora ci si mette di mezzo il fato. Pensavo di trattenermi ad Aquisgrana giusto il tempo di far cambiare le mie lettere di credito; senonché la notte fui assalito dai miei soliti dolori e, il giorno dopo, da una vera e propria sciatica: sicché eccoci fermi e immobili. Poiché però Aquisgrana è il luogo più caro che abbia incontrato da quando ho iniziato il viaggio, ho avuto anche qui l`onore di sborsare, nolens volens,12 oltre 75 f. Ad Acquisgrana c`era bensì la principessa Amalia, sorella del re di Prussia, che però di suo non ha denaro e tutto il suo equipage e seguito assomiglia alla suite di un medico come una goccia d`acqua assomiglia all`altra. Saremmo felicissimi se tutti i baci da lei dati ai miei figli, e in particolare al maestro Wolfgang, valessero altrettanti louis d`or nuovi di zecca; peccato che né l`oste né i cocchieri si lascino saldare coi baci. La cosa per me più ridicola è che ella tentò in tutti i modi di convincermi ad andare a Berlino invece che a Parigi, e vi provò con offerte che non voglio riferirle perché non mi crederebbe: non ci credo neppur io, particolarm. alla proposta che fece riguardo alla mia persona. Vestigia terrent,13 diceva la volpe. Da Aquisgrana andammo a Liegi, 14 dove giungemmo soltanto alle 9 di sera: perché, strada facendo, si staccò il cerchione di ferro d`una ruota anteriore. Liegi è grande, molto popolosa ed industriosa, animata ovunque da un gran movimento. Partimmo da Liegi dopo le 7 e ½ del mattino. Era una giornata splendida: ma la fatalità volle che, dopo 3 ore scarse di viaggio, si staccasse mezzo cerchione della 2a ruota anteriore. Non deve tuttavia meravigliarsi, poiché da Liegi a Parigi (pensi alla stupefacente lunghezza del tragitto!) la strada postale è lastricata come in una città, e bordata su entrambi i lati da alberi, come il viale d`un parco. Si figuri però anche come una strada lastricata di tale lunghezza possa sconciare e distruggere le carrozze, le ruote e, in particolare, ogni parte in metallo. Insomma, dovemmo pranzare 2 ore prima del solito in attesa che la ruota fosse di nuovo a posto: il luogo però era sgradevole, un`osteria in cui mangiano solo carrettieri; sedemmo su sedie di paglia all`olandese,15 accanto al camino sul quale, con una lunga catena, era appeso un paiolo dove bollivano tutte insieme en compagnie la carne, le rape etc. Ci diedero anche un misero tavolino, e ci servirono zuppa e carne tolte dal grande paiolo, e una bottiglia di champagne rosso, il tutto senza una parola di tedesco, ma solo puro vallone, che è come dire un francese parlato male. La porta restò sempre aperta, onde avemmo ripetutamente l`onore che i maiali venissero a farci visita e si mettessero a grugnire attorno a noi. Non potrebbe figurarsi più realisticamente il nostro pranzo, che pensando a un dipinto fiammingo. Ci dicemmo per l`ennesima volta che avremmo voluto esser veduti in questa congiuntura dalla signora Hagenauer. Per certo Lei avrà già inteso che ci toccò pagare il pasto e il lavoro sulle ruote alla liegina o secondo la buona maniera vallona. Poiché questo è, specialmente per gli stranieri, il popolo più astioso del mondo. La notte restammo a Tirlemont,16 e anche lì ci fecero sedere accanto al camino. A suo tempo Tirlemont dev`essere stata una fortezza di prim`ordine: si vedono ancora le fortificazioni, le mura, le torri e le bellissime fortificazioni esterne distrutte, che è una pena guardarle.17 Nel mezzo di questa cittadina c`è una piazza così bella, quale non la si trova in molte grandi città. La mattina dopo18 arrivammo per tempo a Lovanio. Vi rimanemmo a pranzo per vedere un poco la città. A Lovanio fummo trattati e serviti bene; la chiesa principale fu la prima in cui entrammo, e vi sentimmo una santa messa. Qui cominciano già i bellissimi e sontuosissimi altari di marmo, e i preziosi dipinti dei famosi pittori olandesi. Non posso soffermarmi a descriverli, o mi guasterei le dita e il tempo stringe. Rimasi incantato innanzi a un quadro che rappresenta l`ultima cena.19 Qui e in tutti i Paesi Bassi non si vedono solo candelabri etc., colonne, piedistalli etc. e molto altro ancora in ottone, ma persino, nel coro, leggii fusi magnificamente tutti d`un pezzo.
Il municipio è bello per la sua antichità, la città è popolosa, ha un`importante università retta da sacerdoti secolari, e tutto è in movimento in questa città piuttosto grande. Alloggiammo al Wilde Mann. È a partire di qui che le donne portano mantelli con cappucci di cammellotto,20 e così è in tutto il Brabante. I popolani calzano zoccoli di legno etc. Non si sente dir parola se non in brabantino e francese. Le preghiere in chiesa, le disposizioni religiose e statali, insomma quel ch`è affisso nelle chiese e nei luoghi pubblici, è tutto in lingua brabantina. In serata arrivammo di buon`ora a Bruxelles. Bruxelles è una città davvero bella, anche se tutta a gobbe, ossia salite e discese. Il selciato però è incomparabile, ci si cammina come in una stanza. Le case perlopiù sono belle, le strade lunghe e larghe, la città di notte è illuminata e tutto è disposto alla maniera viennese, anche per ciò che riguarda le carrozze. Alloggiamo all`Hôtel d`Angleterre. Il canale21 che passando per Malines e Anversa arriva in Olanda, vi fa fiorire il commercio, ed è stupefacente vedere in città un canale tutto pieno di grandi navi olandesi a 2 o 3 alberi e vele grandissime, e il canale è orlato in tutta la sua lunghezza da un muro di cinta in pietra dove, su ogni lato, in cima a dei pilastri sono state messe delle lanterne che ardono durante la notte. Al momento qui c`è il mercato, che i brabantini chiamano Commes: è bellissimo, e ci si può trovare di tutto. La cosa più gradevole è che le merci migliori sono esposte nel vastissimo municipio, nei corridoi del primo e del 2o piano, nelle grandi sale e stanze, come pure nel cortile, di modo che tanto le merci che gli acquirenti sono al riparo dal maltempo; inoltre qui si commercia anche di notte, quando tutto è illuminato a giorno, il che fa un bellissimo effetto su certe merci come argento, oro, specchi, preziosi etc. In tutte le chiese si vede una profusione di marmi bianchi e neri, d`ottone, e di dipinti degli artisti più famosi. Notte e giorno ho davanti agli occhi il quadro di Rubens che è nella chiesa grande, e dove Cristo consegna le chiavi a Pietro al cospetto degli altri apostoli.22 Le figure sono a grandezza naturale. I pittori più famosi, le cui opere si trovano nel Brabante, si chiamano: Hubert e Hans von Eyck, Peter Paul Rubens, Gerhard Honthorst, Jacob Jordans, Lucas Gassel, Jacob Grimmer, Paul Brill, Wilhelm Bemmel, Aegydius Mostart, nativo di Hulst, Martin de Voss, Hieronymus de Wingen, Cornelius Kettel, Michael Janson,23 Mireveld, Antonius Van Dyck, Rembrant van Ryn, Bartholomaeus Spranger e Lucas van Leiden.24 Negli appartamenti del principe Carl ho trovato non solo begli arazzi e dipinti dei Paesi Bassi, ma anche una stanza con statue cinesi originali, porcellane, figurine e diverse curiosità, e soprattutto una sala in cui è conservata una quantità indescrivibile di ogni sorta d`oggetti naturali. Ho visto molti gabinetti di oggetti naturali consimili, ma non se ne vedrà facilmente un altro che ne abbia una così indescrivibile quantità e varietà. NB: il passatempo del principe Carlo consiste nel laccare, pitturare, verniciare, mangiare, bere e farsi delle grandi risate che si sentono anche 3 o 4 stanze più in là.
Le celebrazioni religiose qui serbano ancora una certa solennità: si vede subito che il Paese appartiene a Sua Maestà l`Imperatrice.25 Ma il rosario non è diffuso da queste parti, ed infatti non si vede nessuno che lo reciti in chiesa. Tutti pregano dai libri: e all`elevazione non c`è nessuno che si batta il petto. In tutte le chiese ci sono sedili a pagamento, ma non si vede neppure una sedia: si pagano un liard, pari a 2 dei nostri pfennig. Adesso abbiamo visto abbastanza; mentre concludo questa mia non ho ancor ricevuto una Sua risposta alla lettera che Le spedii da Coblenza.26 Se mi scriverà, mi scriva a Parigi all`indirizzo: Rüe st. Honoré chez Mr. le Noir Notaire vis a vis de la Rüe de l`Echelle.27
Partirò presto di qui, dunque presto Le scriverò da Parigi; ma non prima di avere qualcosa da raccontarle. Passando per Mons incontrerò quel certo sig. v. Lidelsheim che ha sposato quella certa Freysauf Mariandl e che a suo tempo aveva grandi mezzi. Lui era troppo buono, sua moglie troppo spendacciona, e così a Vienna perse tutto il suo denaro ed i suoi beni; tanto che adesso si ritrova, da ormai 5 anni, a far l`uditore presso il tribunale militare del reggimento Deutschmeister stazionato a Mons, con uno stipendio di al massimo 400 fl.
Potrà darne notizia alla famiglia Freysauf, dato che la signorina Freysauf ha detto spesso che le sarebbe piaciuto saperne qualcosa. I miei omaggi, unitamente a quelli di mia moglie e dei bambini che, grazie a Dio, sono sempre sani, a Lei, alla signora consorte e a tutti i congiunti, ed io sono il vecchio

P.S. I miei ossequi al reverendo sig. confessore, a Madame v. Robini e alla sig.na Josepha etc. e a tutti in famiglia e fuori. Sine fine dicentes etc.28 [...]29 i suoi omaggi.


1 Si veda lettera 64 .
2 I Mozart lasciarono Coblenza il 27 settembre 1763, ed arrivarono la sera stessa a Bonn, dove presero alloggio alla locanda Zum goldenen Karpfen.
3 A Brühl, il 28 settembre, fecero sosta alla locanda Zum englischen Gruß. Arrivarono a Colonia il 29 settembre, alloggiando alla Zum heiligen Geist.
4 Non più esistente.
5 Si tratta certamente di tavoli decorati a scagliola, tecnica di intarsio nata fra la fine del cinquecento e gli inizi del seicento per imitare marmi e pietre dure con una mescolanza di gesso, resine naturali e pigmenti colorati.
6 Possibile allusione alla «gigantessa unna» di Westrich. Secondo la leggenda, dopo la ritirata di Attila dal Reno, una feroce gigantessa unna, rimasta rintanata in una caverna della regione, era considerata responsabile di incidenti e disgrazie locali. Non sembra conservata l`acquaforte di Franz Lactanz Firmian, un rispettato artista dilettante che fra le altre opere dipinse un ritratto di Leopold Mozart.
7 28-29 settembre 1763.
8 All`epoca, la reliquia più importante della cattedrale di Colonia era l`arca che si diceva avesse contenuto le ossa dei Re Magi; asportata dalla basilica di Sant`Eustorgio durante il saccheggio di Milano del 1162 da parte di Federico Barbarossa, alcuni frammenti delle ossa furono restituiti a Milano solamente nel 1903-4. Si veda Ciresi, A liturgical study of the Shrine of the three kings in Cologne.
9 Sembra che Martin Lutero abbia visitato Colonia una sola volta, dal 2 all`8 maggio 1512, per partecipare come delegato del convento di Erfurt ad un capitolo di monaci agostiniani nel quale - il 5 maggio - fu eletto vicepriore del proprio convento a Wittenberg; non si hanno prove, tuttavia, che abbia mai predicato nella cattedrale.
10 I Mozart soggiornarono ad Aquisgrana, dal 30 settembre al 2 ottobre 1763, al Zum goldenen Drachen.
11 Monetina d`argento coniata alla corte di Treviri, del valore di circa 4 pfennig; il nome deriva dall`immagine dell`apostolo Pietro che vi era effigiato, mentre gli Stüber e i Fettmännchen erano monetine di rame di piccolo conio in uso a Colonia. Si veda MBA, V, p. 86.
12 Volente o nolente.
13 «Le orme mi atterriscono». Si veda Orazio, Epistole I, 1, 74. Invitata nella grotta del leone, la saggia volpe rifiutò di entrarvi dicendo: «Quia me vestigia terrent / Omnia te adversum spectantia, nulla retrorsum» (Poiché mi fan tremar l`orme rivolte/tutte verso di te, ver me nissuna. Trad. T. Gargallo).
14 I Mozart arrivarono a Liegi il 2 ottobre e sostarono alla locanda L`Aigle Noire, indicata da Leopold nelle sue note di viaggio come «schwarzen Adler».
15 Cioè con il sedile di vimini intrecciato.
16 3 ottobre 1763. Non è noto dove i Mozart abbiano alloggiato.
17 Tirlemont fu pesantemente distrutta durante il conflitto del 1677-78 fra Francia e Spagna circa il possesso delle Fiandre.
18 4 ottobre 1763.
19 Secondo MBA, V, p. 85, si trattava del pannello centrale di un trittico commissionato a Dirk Bouts nel 1464. Tuttavia, i pannelli laterali del trittico di Bouts erano stati venduti prima della visita dei Mozart, e il pannello centrale con l`Ultima Cena era stato rimosso dall`altare e incorniciato insieme ad altri dipinti antichi nello spazio soprastante l`ingresso alla sacrestia della Confraternita del Ss. Sacramento (si veda Micheline Comblen-Sonkes, The Collegiate Church of Saint Peter, pp. 49-52). Il dipinto ammirato da Leopold era probabilmente la pala d`altare di Victor Honoré Janssens (1658-1738), commissionata proprio per sostituire quella di Bouts; quest`opera, oggi perduta, fu descritta da Jean-Baptiste Descamps nel suo Voyage pittoresque de la Flandre et du Brabant, p. 102: «Nella cappella dell`Eucaristia, a sinistra del coro, c`è un notevole altare di eccellente marmo, con colonne tortili assai ben eseguite. Il dipinto centrale, che rappresenta l`Ultima cena, fu dipinto da A. [sic] Janssens . . . la composizione è sapiente e devota, il disegno è accurato, ma tutto è eccessivamente scuro». Per un approfondimento si veda Edward van Even, Louvain dans le passé et le present, p. 328 e Tolley, «Developing an eye for harmony: Rubens in Mozart`s education».
20 Specie di panno che un tempo si produceva con vero pelo di cammello. Oggi è prodotto con un misto di lana e seta.
21 Il canale di Willebroek.
22 Cristo consegna le chiavi a Pietro (1616 circa), commissionato per la tomba di Nicholas Damant (1531 circa-1616) nella Collegiale dei SS. Michele e Gudula - oggi co-cattedrale dell`arcidiocesi di Malines-Bruxelles - e attualmente alla Wallace Collection a Londra.
23 Potrebbe in realtà riferirsi ad Abraham o Hieronimus Janssens.
24 Tolley, «Developing an Eye for Harmony», pp. 90-91, ritiene improbabile che Leopold abbia visto opere di tutti gli artisti dell`elenco, che forse rappresenta un distillato di ciò che aveva letto, fra cui probabilmente Karel van Mander, Het Schilder-Boek (Haarlem, 1604), nel quale sono tutti citati.
25 I Paesi Bassi già spagnoli - un`area comprendente la maggior parte dell`attuale Belgio e del Lussemburgo, ad eccezione del Principato vescovile indipendente di Liegi - passarono sotto il controllo degli Asburgo d`Austria dal 1714 al 1795.
26 Lettera 64 .
27 In origine Leopold intendeva alloggiare a Parigi presso il notaio Le Noir, ma alla fine la famiglia fu ospite della contessa van Eyck. Si veda la lettera 73 .
28 Dicenti senza fine è la formula conclusiva del Sanctus nella messa. Qui è chiaramente ironico con l`intenzione di inviare omaggi senza fine.
29 Parte della lettera è stata tagliata, causando una perdita di testo.

Si prega di utilizzare il seguente riferimento quando viene citato questo sito:
Eisen, Cliff e Rebulla, Patrizia Lettere della famiglia Mozart, lettera 67 <https://www.mozartiana.org> v. 1.107, pubblicato da Il Saggiatore, 2022. Consultato il 30/12/2024.

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